di Alessandra Schofield

Separazione o divorzio, come gestire il mutuo cointestato? Quando due persone decidono di separarsi, è fondamentale garantire che la divisione dei beni e delle responsabilità sia equa per entrambi.

Iniziando una vita insieme, spesso la coppia decide di stipulare congiuntamente un finanziamento per acquistare un immobile, sottoscrivendo quindi un mutuo cointestato. Entrambe le persone si impegnano a rimborsare il prestito, offrendo alla banca una doppia garanzia di pagamento affinché, qualora una delle due non paghi, l’altra sia tenuta a saldare l’intero debito. La responsabilità del pagamento nei confronti della banca è condivisa (o solidale), ma potrebbe non essere equa la divisione dei contributi.

In caso di separazione o divorzio, tra i problemi da affrontare potrebbe perciò esserci anche quello di come gestire il mutuo cointestato a suo tempo stipulato dai coniugi.
Anche quando una coppia si separa, infatti, il mutuo cointestato deve essere comunque rimborsato da entrambi. Se uno dei due smette di pagare, la banca può agire legalmente contro l’altro. La soluzione più semplice è continuare a pagare le rate fino alla fine del contratto, soprattutto se mancano poche rate o se la separazione è consensuale.
Non sempre, tuttavia, sciogliere il legame è una questione così serena. In assenza di accordo, può intervenire il giudice, valutando le capacità economiche e la presenza di figli minori. L’assegno di mantenimento può influire sulle decisioni riguardanti il pagamento delle rate.

Le opzioni percorribili sono diverse. 

Un coniuge con un reddito più alto potrebbe decidere di pagare per intero le rate, detraendo questa spesa dall’assegno di mantenimento (accollo interno). Tuttavia, la banca considererà ancora entrambi responsabili del mutuo.
Uno dei coniugi può uscire dal contratto trasferendo la sua quota all’altro, diventando quest’ultimo l’unico responsabile del mutuo (accollo esterno e recesso). Questa operazione richiede l’approvazione della banca. Se questa rifiuta, è possibile ricorrere alla surroga del mutuo presso un altro istituto.
Vendere la casa può permettere di estinguere il mutuo, ma potrebbe non essere la soluzione ideale, specialmente in presenza di figli minori.
L’estinzione anticipata del mutuo è praticabile se mancano poche rate alla fine del mutuo e i coniugi vogliono mantenere la casa per i figli.
Non esiste una soluzione unica e perfetta per tutti. Ogni coppia deve valutare attentamente la propria situazione per trovare la soluzione più adeguata, ma per garantire che la separazione sia equa per entrambi i coniugi, è essenziale seguire alcuni passaggi fondamentali che assicurino un processo giusto e trasparente, e il meno traumatico possibile.

Entrambi i coniugi dovrebbero avere un avvocato specializzato in diritto di famiglia per garantire che i loro diritti siano tutelati. Eventualmente un mediatore familiare può aiutare a raggiungere un accordo equilibrato e ridurre i conflitti, soprattutto quando la separazione è consensuale, facendo a meno dell’intervento dei legali. Occorre un accurato inventario dettagliato di tutti i beni comuni e personali, così come una valutazione professionale per valutare correttamente il valore degli immobili, dei veicoli, dei conti bancari, degli investimenti, etc.
Il reddito e le capacità economiche di entrambi i coniugi debbono essere oggettivamente e attentamente considerati, e deve essere valutato con obiettività chi ha maggiore necessità di rimanere nella casa coniugale. L’eventuale assegno di mantenimento deve essere equo e basato sulle esigenze dei figli e sulle capacità economiche di entrambi i genitori.
I debiti, come il mutuo di cui si parlava sopra, devono essere divisi considerando la capacità di ciascun coniuge di far fronte ai pagamenti ed è necessario formalizzare chi pagherà cosa e come gestire eventuali inadempienze.
Si dovrebbe mantenere una comunicazione aperta e rispettosa per risolvere eventuali conflitti, ma poiché questo non è sempre attuabile, è importante formalizzare tutti gli accordi con contratti legali per evitare malintesi e garantire il rispetto delle condizioni stabilite e concordare un meccanismo per rivedere e aggiornare gli accordi in base a eventuali cambiamenti nelle circostanze.

Se una persona desidera separarsi ma non ha i mezzi economici per pagare un avvocato, ci sono diverse opzioni disponibili per ottenere assistenza legale gratuita o a basso costo. In Italia, chi non può permettersi un avvocato può richiedere il patrocinio a spese dello Stato. Questo servizio consente di ottenere assistenza legale gratuita o a costo ridotto. Per accedervi, è necessario rispettare determinati requisiti di reddito e presentare una domanda presso l’Ordine degli Avvocati del proprio distretto di Corte d’Appello.

I CAF forniscono supporto legale a costi molto contenuti
Numerose associazioni e organizzazioni di volontariato possono dimostrarsi utili in queste circostanze. La Caritas, per esempio, offre servizi di consulenza legale gratuita in diverse città italiane e alcune Associazioni di Consumatori forniscono consulenza legale gratuita o a basso costo.
Anche molti Comuni hanno centri di assistenza legale che offrono supporto gratuito a cittadini in difficoltà economica.
Alcune facoltà di giurisprudenza offrono servizi di consulenza legale gratuita attraverso cliniche legali gestite da studenti sotto la supervisione di avvocati esperti. In questo modo, gli studenti guadagnano esperienza pratica mentre assistono chi ha bisogno di supporto legale, che a sua volta sa di poter contare anche sull’esperienza del supervisore.
I Sindacati di categoria e le associazioni professionali, infine, possono fornire assistenza legale ai propri membri.

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