di Alessandra Schofield
Rientro a scuola: aiutiamo i nostri figli ad affrontare al meglio l’anno scolastico. L’inizio di un nuovo anno scolastico è un momento significativo per bambini e adolescenti. Il rientro a scuola può essere una sfida, ma con il giusto supporto può diventare un’opportunità per crescere e imparare. Tutti insieme, genitori ed educatori, possiamo giocare un ruolo cruciale nel guidare i giovani attraverso queste transizioni, promuovendo un ambiente positivo che valorizzi l’apprendimento e il benessere emotivo. Indipendentemente dal ciclo scolastico, cerchiamo di dare una mano ai nostri figli affinché l’esperienza sia positiva e produttiva. Per capire meglio come fare, ci vengono in aiuto figure di spicco nel campo della psicologia dello sviluppo, della pedagogia e della teoria dell’educazione, che ci offrono alcuni consigli utili, suddivisi per ogni ciclo scolastico, per aiutare bimbi e ragazzi a vivere al meglio il rientro a scuola.
Per i bambini che frequentano la scuola dell’infanzia (3-6 anni), il rientro può essere fonte di ansia, soprattutto se si tratta del primo anno. L’ambiente nuovo e la separazione dai genitori possono causare preoccupazioni. Creare routine quotidiane aiuta i bambini a sentirsi sicuri e a gestire meglio le transizioni. Secondo Maria Montessori – che non ha certo bisogno di presentazioni! – l’ordine e la prevedibilità favoriscono il senso di sicurezza nel bambino. Secondo Jean Piaget, psicologo e pedagogista svizzero, noto per le sue teorie sullo sviluppo cognitivo dei bambini, parlare positivamente della scuola e delle attività che svolgeranno può aiutare a creare entusiasmo, e giocare a “fare la scuola” a casa può preparare il bambino all’ambiente scolastico. Infine, iniziare con brevi separazioni può ridurre l’ansia da separazione. John Bowlby (psicologo britannico, noto per la teoria dell’attaccamento) sottolinea l’importanza dell’attaccamento sicuro per lo sviluppo emotivo del bambino.
Durante la scuola primaria (6-11 anni), i bambini sviluppano maggiore autonomia e responsabilità.
Permettere ai bambini di preparare lo zaino o scegliere i vestiti favorisce il senso di indipendenza e incoraggia l’autonomia. Promuovere l’autoefficacia è essenziale per lo sviluppo della fiducia in se stessi. Parola di Albert Bandura, lo psicologo canadese-americano, noto per la teoria dell’autoefficacia e dell’apprendimento sociale. Creare un ambiente di studio adeguato, cioè un luogo tranquillo e organizzato per studiare aiuta a migliorare la concentrazione, e per Howard Gardner, psicologo statunitense autore della teoria delle intelligenze multiple, stimolare l’interesse per la lettura e l’esplorazione aiuta a sviluppare l’amore per l’apprendimento continuo.
La scuola media (11-14 anni) è una fase di transizione con cambiamenti significativi a livello sociale ed emotivo. Insegnare a pianificare compiti e impegni aiuta a sviluppare abilità organizzative fondamentali; parola di Stephen R. Covey, autore, educatore e consulente aziendale statunitense. Mantenere una comunicazione aperta ed essere disponibili al dialogo permette di affrontare eventuali preoccupazioni o pressioni sociali che possono emergere in questa fase. E se lo dice Erik Erikson, psicologo e psicoanalista tedesco-americano, noto per la teoria dello sviluppo psicosociale, possiamo fidarci! Secondo Michael Rutter, psichiatra infantile e ricercatore nel campo della psicologia dello sviluppo e della psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, fare attenzione ad equilibrare studio e tempo libero, promuovendo attività extra-scolastiche e hobby, favorisce uno sviluppo equilibrato e riduce lo stress.
La scuola superiore (14-18 anni) prepara gli studenti alla vita adulta, e di conseguenza richiede maggiore responsabilità e pianificazione del futuro. Discutere delle opzioni post-diploma, come università o lavoro, aiuta i ragazzi a prendere decisioni informate. Nello stesso tempo, supportare l’identità personale e incoraggiare l’espressione individuale e l’esplorazione di interessi personali, contribuisce allo sviluppo dell’identità. E non è mai troppo presto per imparare tecniche di rilassamento e gestione dello stress, che possono aiutare ad affrontare le pressioni accademiche e sociali, come sostiene Jon Kabat-Zinn, professore di medicina, pioniere della mindfulness e della riduzione dello stress attraverso la meditazione.
Però parliamoci chiaro. Queste “pillole” di psicologia, supportate da ricerche e teorie scientifiche, sono strumenti preziosi per comprendere meglio il comportamento umano, soprattutto quando si tratta di educazione e sviluppo dei figli. Tuttavia, ricordiamoci sempre che ogni bambino, ogni ragazzo, è unico, e non esistono soluzioni “universali” che si applichino a ogni situazione. Qui entrano in gioco il buonsenso e, soprattutto, l’empatia. È il buonsenso che ci permette di adattare i consigli psicologici alle circostanze specifiche, valutando quando applicare determinate strategie e quando, invece, essere flessibili, tenendo conto delle emozioni e dei bisogni contingenti dei nostri figli. Forzare l’applicazione rigida di un principio può generare più frustrazione che beneficio, se non si considera il contesto emotivo e relazionale del momento. L’empatia, d’altra parte, è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di ascoltare e comprendere i sentimenti e le prospettive del bambino o del ragazzo. È ciò che rende efficace qualsiasi approccio, poiché consente di personalizzare i consigli teorici in base alla personalità, alle emozioni e alla situazione concreta dell’altro. Ascoltando attivamente e comprendendo le difficoltà emotive dei nostri figli, non solo applichiamo “strategie psicologiche”, ma le integriamo con una risposta umana e autentica che favorisce un legame di fiducia e offre un supporto autentico.