di Alessandra Schofield


La “fatica delle famiglie” e un futuro da costruire con previdenza e consapevolezza. In un mondo che cambia a ritmi sempre più rapidi, la vita domestica e l’assistenza ai nostri familiari più fragili stanno diventando sempre più impegnative. Il recentissimo Rapporto Assindatacolf-Censis 2025 La fatica delle famiglie: una difficile articolazione della domanda di cura, porta alla luce il declino del lavoro domestico regolare che, insieme al progressivo invecchiamento della popolazione, stanno trasformando la gestione della cura in una questione nodale per il presente e per il futuro.
Il Rapporto, infatti, rileva come negli ultimi dieci anni il numero di lavoratori domestici in Italia sia diminuito di quasi il 10%, con una flessione ancora più marcata per colf e altre figure assistenziali (-23%). Il calo è stato particolarmente evidente nelle regioni del Sud, dove il numero di lavoratori si è ridotto anche di oltre il 20%, mentre solo il Friuli-Venezia Giulia e la Sardegna hanno registrato un incremento. Questo trend preoccupa, tanto più considerando che il 42% dei lavoratori domestici ha oggi più di 55 anni e, nel caso delle badanti, la percentuale sale al 48,3%. In Lombardia, che rappresenta una delle regioni con il più alto numero di lavoratori domestici, il totale di queste figure è di 162.227, di cui 69.247 sono badanti e 92.980 colf e altri ruoli. Anche qui si osserva una riduzione rispetto al passato, con una diminuzione del 4% nel numero totale di lavoratori.
A fronte di una domanda di assistenza sempre più complessa, il quadro sociale rivela una crescente difficoltà nel trovare un equilibrio tra lavoro, cura e vita familiare. L’82,8% delle famiglie con figli si occupa direttamente dell’accudimento, mentre solo il 5,5% delega il compito a un lavoratore domestico. La disparità di genere resta forte: oltre il 54% delle donne si fa carico direttamente delle faccende domestiche, contro il 17,6% degli uomini. E quando il sostegno manca, la solitudine diventa realtà concreta: quasi 9 milioni di persone vivono sole, e tra gli over 60 questo fenomeno rappresenta il 55% della popolazione solitaria.
Di fatto, oggi ci troviamo di fronte a un sistema di cura familiare in affanno. Siamo spesso costretti a destreggiarci tra esigenze personali, lavorative ed economiche, di frequente senza un supporto adeguato. La crescente difficoltà nel reperire assistenza a lungo termine impone di ripensare le strategie di protezione del proprio futuro. Non ci si può più permettere di pensare alla cura solo come un problema da risolvere nell’immediato: serve una visione lungimirante.
Si stanno perciò sempre più affermando soluzioni che possono alleggerire il peso di queste difficoltà. Un esempio è quello delle polizze di long term care (LTC), strumenti assicurativi pensati per garantire un supporto economico in caso di non autosufficienza e la copertura per servizi di assistenza qualora non si sia più in grado di svolgere autonomamente le attività della vita quotidiana, come muoversi, nutrirsi o gestire l’igiene personale. Questo tipo di previdenza consente di alleggerire l’affidamento esclusivo sui familiari o su risorse economiche personali che, nel lungo periodo, potrebbero rivelarsi insufficienti. Le spese per l’assistenza domiciliare o per una residenza specializzata possono raggiungere cifre elevate, anche oltre 2.000-3.000 euro al mese. Una polizza LTC, personalizzabile in base alle nostre esigenze e disponibilità economiche, può aiutarci a sostenere questi costi senza intaccare i nostri risparmi personali. Dotarsi di una copertura long term care rappresenta, insomma, un atto di previdenza intelligente e un investimento per tutelare sia noi stessi che le generazioni future. 

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