di Alessandra Schofield
“È l’algoritmo che decide”, ma che vuol dire? Ormai è diventato un termine di uso corrente, e spesso forse lo usiamo anche noi. Parliamo dell’algoritmo. Ma siamo sicuri di sapere cos’è? Prima di tutto, non è una parola recente, tutt’altro!
Un termine che viene dal passato
La parola “algoritmo” deriva dal nome del matematico persiano del IX secolo Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi. Il termine stesso ha una storia interessante, che rispecchia l’evoluzione del concetto nel tempo. Al-Khwarizmi ha scritto un libro fondamentale intitolato “Al-Kitab al-Mukhtasar fi Hisab al-Jabr wal-Muqabala” (Il libro compatto sul calcolo per completamento e bilanciamento), ovvero una guida sistematica per risolvere equazioni lineari e quadratiche. Questo lavoro ha introdotto l’uso sistematico delle equazioni algebriche, e il suo titolo conteneva la parola “al-Jabr”, da cui deriva il termine “algebra”. Nel corso del tempo, il titolo del testo in latino divenne “Algoritmi” – dal nome dell’autore – e la definizione si estese alle tecniche matematiche descritte nel lavoro da Al-Khwarizmi. Inizialmente, questo termine era strettamente legato alla nozione di algoritmi numerici, in particolare quelli relativi all’aritmetica. Con il tempo, tuttavia, il significato di “algoritmo” si è ampliato per includere qualsiasi insieme ordinato di operazioni ben definite che possono essere eseguite per compiere un determinato compito. Questo include algoritmi per il calcolo numerico, ma anche per attività come l’elaborazione dei dati, l’analisi degli algoritmi stessi, l’intelligenza artificiale e molti altri campi dell’informatica.
Una ricetta “ben bilanciata”
E arriviamo così ai nostri giorni. Un algoritmo è sostanzialmente un insieme di regole, istruzioni e passaggi precisi, che indicano cosa fare in ogni situazione per arrivare all’obiettivo finale in modo ordinato ed efficiente, senza che nessuna fase importante venga tralasciata. Banalizzando, si può paragonare l’algoritmo a una ricetta di cucina, che fornisce una lista di ingredienti (input) e istruzioni passo dopo passo su come inserirli, mescolarli e cuocerli per ottenere un piatto finito (output).
Chi crea gli algoritmi?
Gli algoritmi vengono creati da programmatori o sviluppatori di software, che usano le loro competenze in matematica, logica e linguaggi di programmazione per scrivere sequenze di istruzioni che i computer possono seguire per eseguire vari compiti. Gli algoritmi possono anche essere sviluppati da team di ingegneri del software all’interno di aziende, università, istituti di ricerca e altre organizzazioni, che spesso lavorano su problemi più complessi che richiedono algoritmi avanzati, combinando conoscenze da campi come l’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico, la statistica e la teoria degli algoritmi. Possono anche essere il risultato di collaborazioni interdisciplinari, dove esperti di diversi settori, come la medicina, la biologia, la fisica, e le scienze sociali, lavorano insieme agli sviluppatori di software per creare algoritmi specifici che rispondano a bisogni particolari nei loro campi di studio o lavoro. E oggi anche l’intelligenza artificiale stessa, soprattutto nelle sue forme avanzate, può creare o modificare algoritmi. Questo processo è spesso chiamato “programmazione automatica” o “apprendimento automatico”, nel quale si forniscono grandi quantità di dati a un sistema di IA, che li analizza e “impara” da essi. In base a ciò che ha imparato, l’IA può poi creare nuovi algoritmi o modificare quelli esistenti per migliorare le sue prestazioni in compiti specifici, come riconoscere immagini, comprendere il linguaggio naturale o giocare a giochi complessi.
Li usamo continuamente!
Gli algoritmi fanno parte della nostra vita quotidiana in molti modi, spesso senza che ce ne rendiamo conto. Le app di navigazione sul telefono usano algoritmi complessi per calcolare il percorso più veloce o più corto, tenendo conto del traffico, delle strade chiuse, e così via, per arrivare da un punto A a un punto B. Ogni volta che si fa una ricerca online, gli algoritmi lavorano dietro le quinte per analizzare la richiesta e restituire i risultati più pertinenti in base a una vasta gamma di fattori. Piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter utilizzano algoritmi per determinare quali post mostrarci, considerando le nostre interazioni precedenti, i nostri interessi e le attività dei nostri amici, per personalizzare quello che vediamo. I siti di e-commerce utilizzano algoritmi per raccomandarci prodotti basati sul nostro storico di acquisti e navigazione, recensioni di prodotti e quello che altre persone con interessi simili ai nostri hanno acquistato o guardato. I videogiochi utilizzano algoritmi per tutto, dalla generazione di mondi casuali alla determinazione del comportamento dei personaggi non giocanti, alla gestione delle regole del gioco e alla risposta alle azioni dei giocatori. E perfino… la sveglia che impostiamo è basata su un algoritmo semplice che “dice” al dispositivo di emettere un suono a un certo orario.
In definitiva…
Sono solo alcuni esempi, che però rendono chiara quella frase che sicuramente avremo già sentito: “È l’algoritmo che decide”. Ci si riferisce in pratica al modo in cui un programma informatico o un sistema basato su algoritmi fanno una scelta o prendono appunto una decisione in base ai dati che hanno e alle regole che sono state programmate. L’importante è esserne consapevoli.