di Alessandra Schofield
Diseguaglianze sociali e disparità di trattamento: la percezione degli Italiani. Il 57° Rapporto Censis sulla Situazione Sociale del Paese, presentato lo scorso 1° dicembre, ha dedicato un capitolo al Sistema di Welfare, termine che ricomprende tutte le politiche e gli interventi pubblici a sostegno del miglioramento della qualità di vita e del benessere della popolazione.
Non stupisce quindi che tra le priorità individuate dal Censis in ambito Welfare vi sia il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, che presenta numerose criticità. Le risorse pubbliche destinate alla sanità – fatto salvo il picco registrato durante la pandemia, per ovvie ragioni – stanno progressivamente riducendosi e gli investimenti in questo ambito risultano inferiori in Italia rispetto agli altri Paesi europei. Si riconferma inoltre il preoccupante andamento in termini di ricambio del personale sanitario. “Data la elevata età media – riferisce il Censis – si stima che tra il 2022 e il 2027 andranno in pensione 29.000 medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale e 21.000 infermieri. Sono numeri che confermano una fragilità che potrebbe determinare in futuro costi sociali elevati”.
Le liste di attesa sempre più lunghe e i malfunzionamenti hanno già spinto il 71% degli Italiani a rivolgersi alla sanità privata, e la percentuale sale al 77,3% nel Sud Italia. Cosa piuttosto grave, si sta diffondendo la percezione di una diseguaglianza sociale che si traduce in disparità di trattamento sanitario: in altre parole, c’è la sensazione che chi ha maggiori possibilità economiche possa curarsi prima e meglio di chi ha minori entrate.
Censis approfondisce anche il tema del Welfare aziendale, rilevandone una scarsa conoscenza da parte dei lavoratori. Infatti il 35% non ne sa assolutalmente nulla, mentre il 45% ha nozioni a grandi linee e solo il 20% ne è informato in maniera adeguata. “Per le imprese – evidenzia il Censis – il welfare aziendale è diventato una delle leve con cui attirare e trattenere lavoratori, e per stimolarne l’engagement offrendo dispositivi che, oltre a integrare il reddito, alleviano difficoltà della vita quotidiana dei lavoratori, a cominciare da una migliore conciliazione tra i tempi della vita privata e quelli del lavoro”.
Anche la pensione costituisce una componente del Welfare pubblico, e per gli Italiani rappresenta una fonte di preoccupazione: secondo il Censis, per il 65,3% degli anziani la sola pensione non sarà in grado di garantire il benessere nella terza e quarta età, che per ben l’84,6% può essere garantito solo dall’investimento dei propri risparmi. E infatti, il 41% risparmia regolarmente e il 28% solo saltuariamente. Nel frattempo, però, il 42% delle persone anziane – che dal canto loro necessariamente, man mano che procedono verso un’età più avanzata hanno bisogno di maggiori cure e migliore assistenza – supporta finanziariamente la propria rete familiare.
Il quadro generale, dunque, indica un progressivo aumento della propensione degli Italiani, storicamente abituati a contare sulle prestazioni pubbliche nei vari ambiti Welfare, verso quantomeno un’integrazione con strumenti privati. Ciò va di pari passo con una maggiore consapevolezza di alcuni fattori macroeconomici tra quali, soprattutto, gli andamenti demografici in termini di crescente longevità della popolazione e contestuale contrazione delle nascite.
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