di Alessandra Schofield
CENSIS, La difficoltà di capire se una notizia è attendibile. Il 19° Rapporto Censis sulla comunicazione, dall’eloquente titolo “Il vero e il falso”, delinea un panorama in cui la nostra interazione con i mezzi di comunicazione digitali continua a evolversi in modo significativo.
È interessante notare come i giovani, prevedibilmente sempre più immersi nella cultura digitale, dimostrino una preferenza marcata per piattaforme come YouTube (79,3%), Instagram (72,9%) e TikTok (56,5%), mentre emerge intanto anche un cambiamento nelle abitudini, con una leggera flessione nell’utilizzo di piattaforme come Spotify, Twitter e Snapchat.
D’altra parte, c’è un incoraggiante aumento dei lettori di libri cartacei, che ora costituiscono quasi la metà degli Italiani, registrando un aumento del 3,1% rispetto all’anno precedente, suggerendo una rinnovata valorizzazione della lettura tradizionale (eh, l’imbattibile profumo della carta…) nonostante l’abbondanza di contenuti digitali disponibili.
Non così per i media tradizionali, che invece perdono terreno evidenziandosi un costante declino nell’utilizzo dei giornali cartacei e una crescente preferenza per le fonti di informazione online.
Si accentuano però le preoccupazioni riguardo all’impatto dell’intelligenza artificiale sulla nostra capacità di distinguere il vero dal falso. Il timore che le notizie non verificate possano diffondersi in modo incontrollato preoccupa (giustamente) il 68,3% degli utenti, mettendo in luce la necessità di una maggiore consapevolezza e critica nei confronti delle informazioni che incontriamo sul web.
Inoltre, cresce il consenso sulla necessità di una regolamentazione del linguaggio nei media per evitare discriminazioni e offese, mostrando una maggiore sensibilità verso le questioni di inclusione e rispetto.
Tutti noi – ma i giovani in particolare, data la maggiore “esposizione” – corriamo il rischio di ricevere informazioni false o quantomeno non verificate.
Fondamentale, quindi, promuovere una cultura dell’alfabetizzazione mediatica che insegni a valutare criticamente le fonti, a verificare la veridicità delle notizie e a riconoscere i segnali di disinformazione. Inoltre, è importante fornire strumenti e risorse per comprendere i meccanismi della diffusione delle false informazioni online e per sviluppare un pensiero critico e analitico. L’educazione digitale e l’alfabetizzazione mediatica dovrebbero essere integrate nei programmi educativi fin dalle prime fasi dell’istruzione per preparare i giovani a navigare in modo sicuro e consapevole nel mondo digitale.
Si potrebbe, per esempio, integrare corsi specifici sull’alfabetizzazione mediatica nei programmi scolastici fin dalle scuole elementari – magari coinvolgendo giornalisti o esperti di media – per insegnare agli studenti a comprendere i diversi tipi di fonti di informazione, a riconoscere la differenza tra notizie affidabili e fonti non verificate e a sviluppare abilità di ricerca e verifica delle informazioni. Organizzare simulazioni di fact-checking in classe, nelle quali gli studenti debbano verificare la veridicità di una serie di notizie e fonti online, consentirebbe loro di applicare la teoria alla pratica e di comprendere meglio i criteri per valutare la credibilità delle fonti. Si potrebbero poi assegnare progetti di ricerca in cui gli studenti devono trovare e valutare diverse fonti di informazione su un argomento specifico. Questo ne promuoverebbe l’autonomia nella ricerca di informazioni e li incoraggerebbe a considerare criticamente la qualità e l’affidabilità delle fonti consultate. Discussioni organizzate in classe su argomenti controversi, incoraggiando gli studenti a esaminare e confrontare diverse prospettive e fonti di informazione, li aiuterebbe a sviluppare la capacità di analizzare criticamente le posizioni e le fonti presentate e a formulare opinioni informate. Integrare queste o altre strategie nell’educazione formale e informale può contribuire a preparare i giovani a navigare in modo critico nel mondo sempre più complesso dei media e delle informazioni, affinché un domani siano adulti consapevoli.