
di Alessandra Schofield
Reddito di Libertà per le donne vittime di violenza L’8 marzo non è solo mimosa e parole. L’8 marzo non è solo una data da celebrare con mimose e parole di circostanza, è un momento di riflessione profonda sulla libertà, sulla dignità e sulla forza delle donne. La libertà non è un concetto astratto, ma una condizione concreta fatta di indipendenza, di sicurezza e di opportunità reali. Per molte donne, purtroppo, questa libertà viene negata dalla violenza, dall’abuso e dalla paura di non avere una via d’uscita.
Per offrire un aiuto concreto a chi sta cercando di ricostruire la propria vita, esiste il Reddito di Libertà, un sostegno economico pensato per restituire autonomia alle donne vittime di violenza. Nel 2025 questa misura è stata rafforzata, con un contributo fino a 500 euro al mese per un massimo di 12 mesi. Un piccolo ma significativo passo per garantire a chi ne ha bisogno la possibilità di ripartire. Un aiuto destinato a donne che, con o senza figli, si trovano in difficoltà economica e sono seguite da centri antiviolenza riconosciuti o dai servizi sociali nel loro percorso di uscita dalla violenza. Non è un prestito, non è un sussidio condizionato da obblighi lavorativi. È un sostegno per coprire le spese essenziali, per pagare un affitto, una bolletta, per costruire uno spazio sicuro, per ricominciare con dignità.
Richiedere il Reddito di Libertà significa fare il primo passo verso una vita nuova. La domanda va presentata al Comune di residenza, utilizzando la modulistica disponibile presso gli uffici comunali o sul sito dell’INPS. Servirà una dichiarazione del centro antiviolenza che attesti il percorso di emancipazione intrapreso e una certificazione dello stato di bisogno rilasciata dai servizi sociali. Non sono richiesti requisiti di reddito rigidi, perché questa misura nasce per sostenere chi si trova in difficoltà immediata e non ha alternative. I fondi disponibili vengono distribuiti in base alle risorse stanziate e alle richieste pervenute, quindi è importante presentare la domanda il prima possibile.
Ma il primo, vero passo è chiedere aiuto. Nessuna donna dovrebbe sentirsi sola in questa battaglia. Se vivi una situazione di violenza, se hai paura, se ti sembra che non ci sia una via d’uscita, sappi che c’è chi può aiutarti. I centri antiviolenza sono luoghi sicuri dove persone esperte possono offrirti ascolto, protezione, supporto legale e psicologico. Il numero nazionale antiviolenza 1522 è attivo 24 ore su 24, gratuito e garantisce riservatezza. Basta una telefonata per iniziare a costruire un nuovo cammino.
Anche un gesto può salvare una vita. Se sei in pericolo e non puoi parlare, esiste un segnale internazionale di richiesta d’aiuto: solleva la mano, con il palmo rivolto in avanti, chiudi il pollice all’interno e poi chiudi le altre dita sopra di esso. Questo segno può essere riconosciuto da chi ti sta vicino e può farti arrivare l’aiuto di cui hai bisogno.
L’8 marzo non è solo una celebrazione: è un’occasione per ricordare quanto ancora ci sia da fare per garantire a tutte le donne la libertà di vivere senza paura. Non si tratta solo di una questione di diritti, ma di una battaglia quotidiana per il rispetto e la dignità. Se conosci qualcuno che potrebbe aver bisogno di aiuto, tendi una mano. Se sei tu ad averne bisogno, sappi che esiste una via d’uscita e che non sei sola. C’è una rete di persone pronte a sostenerti, a proteggerti e a camminare con te verso la libertà che meriti.