di Alessandra Schofield
Natale in Lombardia Antiche usanze e i tradizionali piatti in tavola. In questo periodo la Lombardia si veste a festa per celebrare il Natale. Tutte le città si animano grazie a mercatini, concerti, giochi di luce, presepi e rappresentazioni. In questo articolo abbiamo provato a fare una panoramica delle tradizioni culinarie più sentite e diffuse, accennando anche ad antiche usanze, alcune delle quali tuttora vive.
Le celebrazioni natalizie a Milano iniziano ufficialmente il 7 dicembre con la festa del patrono, Sant’Ambrogio. Tradizionalmente, in questa giornata si addobba l’albero di Natale e si decorano le case. Anticamente, la Vigilia di Natale, il capofamiglia poneva un ceppo di legno nel focolare, che doveva ardere fino all’Epifania. La cena del 24 dicembre di solito è “magra” (non prevede carne) e leggera. Il giorno di Natale, tipicamente si mangiano salumi e formaggi, ravioli di carne in brodo di cappone, risotto allo zafferano, cappone ripieno e bollito misto servito con il “bagnet verd”; ad accompagnare tutte le portate, la mostarda di Cremona. Neanche a dirlo, il dolce tradizionale è il panettone, che nasce proprio a Milano. Il giorno di San Biagio – 3 febbraio – si usa mangiare una fetta di panettone avanzato dalle feste natalizie.
A Bergamo, invece, il giorno che dà il via alle festività natalizie è Santa Lucia (13 dicembre). I bambini scrivono letterine alla Santa e le lasciano nella chiesa di via XX Settembre insieme a latte e biscotti per lei e fieno per il suo asinello. Mai tentare di vedere Santa Lucia la notte del 12 dicembre, o ci si ritroveranno gli occhi pieni di cenere. La Vigilia di Natale, si accendeva il ceppo natalizio nel camino, consumando castagne arrostite e vino. Dopo la Messa di Mezzanotte, si consumava il “pös-sèna”: polenta, insalata, pesce salato e dolci non elaborati. La tradizione è ancora viva in molte case. A Natale, si pranza con salumi e formaggi locali, i casoncelli conditi con burro, salvia e pancetta e la polenta taragna, condita con formaggi freschi, che accompagna carne in brasato o coniglio. Per chiudere, la torta Donizetti.
Il ceppo nel camino, a sera della Vigilia di Natale, si accendeva tradizionalmente anche a Brescia un grande ceppo di legno nel camino, senza dimenticare di preparare due sedie per la Madonna e San Giuseppe, affinché potessero riposare e scaldarsi durante il lungo viaggio notturno. Nel fuoco si bruciavano anche rami di lauro e ginepro. Da prima del Natale all’Epifania, gruppi di cantori suonavano e cantavano per le vie, sorreggendo su una pertica una stella illuminata da candele. La cena della Vigilia è anche qui “di magro”, con piatti a base di pesce, specialmente anguilla e pesciolini marinati, spesso accompagnati da cotognata o mostarda di Cremona. Faceva eccezione la Valcamonica, ove la Vigilia si digiunava. Ma l’antivigilia era il giorno della “gnochéra”, grande mangiata di gnocchi. Il giorno di Natale, il pranzo è composto di salumi e giardiniera di verdure, casoncelli conditi con burro fuso, salvia e Grana Padano, malfatti agli spinaci o alle erbe conditi con burro e formaggio, cappone ripieno, manzo all’olio (in particolare a Rovato) accompagnato da polenta, bossolà servito con la crema e il pane di Natale, preparato con frutta secca e spezie.
A Como era viva la tradizione dei presepi viventi e, anche qui, del “Canto della Stella”. Il cenone della Vigilia di Natale è magro, a base di pesce di lago (missoltini e agoni) con la polenta. Il giorno di Natale tradizionalmente si mangia polenta che accompagna carne o pesce, brasato e cassoeula; una torta di pane raffermo e frutta e la cutizza, una focaccia fritta e zuccherata, sono i dolci tipici.
Celebrazione di Santa Lucia, ceppo di Natale e presepi tradizionali anche a Cremona. La cena della Vigilia di Natale è spesso a base di pesce, ma molte famiglie preparano anche i marubini in brodo. Il pranzo del 25 dicembre prevede salumi locali e sottoli, tortelli di zucca serviti con burro fuso, il gran bollito guarnito con la mostarda cremonese; come dolce, naturalmente, il torrone di Cremona.
Ritroviamo anche a Lecco il Canto della Stella. La cena di magro della Vigilia di Natale è solitamente a base di pesce di lago, in particolare si prepara il risotto al pesce persico. Il pranzo di Natale comprende risotto con la luganega, polenta con brasato o selvaggina e, anche qui, la miascia come dolce tradizionale. A Lodi la cena della Vigilia è tipicamente priva di carne e può prevedere un risotto di magro. Risotto alla Lodigiana, invece, per il giorno di Natale, seguito dal bollito misto con salse tradizionali e mostarda e raspadüra (sottili sfoglie di formaggio); per chiudere, gli amarettie la tortionata La cena della Vigilia, a Mantova, comprende i tortelli di zucca, il luccio in salsa e l’anguilla marinata con polenta abbrustolita. A Natale in tavola si portano bevr’in vin o anche sorbir d’agnoli (brodo con agnolini e vino Lambrusco), agnolini in brodo, cotechino con purè di patate o lenticchie e, al momento del dolce, la torta sbrisolona e l’anello di monaco.
In Monza e Brianza, dove la cena della Vigilia è di magro, il pranzo di Natale prevede la cassoeula, il risotto con la Luganega, gli gnocchi di Patate con sugo di brasato e, per concludere, il panettone con crema al mascarpone e il michelacc, preparato con pane raffermo, latte, cacao, pinoli e uvetta.
Chiudiamo la carrellata con Pavia, ove la Vigilia si mangiano merluzzo con cipolle e polenta. Il giorno di Natale troviamo salumi locali e schita, risotti, gnocchi con la zucca, bollito misto con salsa verde e munighili; in conclusione, torta paradiso e offelle di Parona.
Avrai notato che spesso si fa riferimento alla tradizione del ceppo nel camino, da bruciare la Vigilia di Natale. Ti incuriosisce sapere da dove viene questa usanza?