di Alessandra Schofield
L’agricoltura bresciana fa il bilancio tra criticità e resilienza nell’annata agraria 2023-2024. L’annata agraria 2023-2024 per l’agricoltura bresciana si chiude con un quadro complesso, segnato da sfide climatiche, emergenze sanitarie e difficoltà economiche, ma anche dalla capacità del settore di mantenere la sua rilevanza nel panorama nazionale. I dati presentati lo scorso 11 novembre durante la conferenza stampa di Coldiretti Brescia, evidenziano una contrazione del -1,7% nella produzione lorda vendibile rispetto all’annata precedente, un risultato condizionato dall’aumento dei costi di produzione e da un clima instabile, caratterizzato da precipitazioni concentrate e fuori dalla norma.
La piovosità del 2024, particolarmente intensa nei mesi di maggio, giugno, settembre e ottobre, ha inciso negativamente su molte colture, compromettendo semine, raccolti e lavorazioni in pieno campo. Nonostante le difficoltà, la disponibilità idrica durante i mesi irrigui ha rappresentato un elemento positivo, mitigando in parte gli effetti delle anomalie meteorologiche. Il settore cerealicolo ha subito cali di produzione significativi, con perdite che per alcune colture hanno raggiunto il 40%. Simili difficoltà si sono riscontrate anche nell’allevamento e nell’apicoltura, dove le condizioni climatiche avverse hanno compromesso le attività produttive.
Sul fronte sanitario, l’agricoltura bresciana ha affrontato l’impatto di emergenze come la peste suina africana, la blue tongue e l’influenza aviaria, che continuano a mettere sotto pressione gli allevamenti. Nonostante queste criticità, Brescia si conferma una delle province agricole più importanti d’Italia, con primati nella produzione di latte vaccino, carne bovina, suina e avicola. Questo risultato è frutto di un tessuto imprenditoriale resiliente, capace di coniugare tradizione e innovazione in un contesto di crescente attenzione alla sostenibilità e al benessere animale.
L’olivicoltura, grazie a condizioni climatiche favorevoli, ha registrato un’annata positiva con oli di alta qualità, mentre il settore vitivinicolo in Franciacorta ha affrontato rese inferiori del 30%, ma con uve di ottimo stato sanitario. Parallelamente, il comparto florovivaistico ha risentito della variabilità climatica, con una stagione che ha alternato momenti di ripresa a fasi di rallentamento del mercato. Anche la IV gamma, che include insalate e ortaggi pronti al consumo, ha affrontato difficoltà legate alla grande distribuzione e alla competizione internazionale, sottolineando la necessità di maggiore supporto istituzionale per difendere il Made in Italy.
L’agricoltura bresciana, nonostante un’annata particolarmente sfidante, si conferma un pilastro fondamentale per l’economia e il territorio. La sua capacità di innovare, investire e adattarsi a un contesto in continuo cambiamento rappresenta un esempio di resilienza e lungimiranza, ponendola all’avanguardia nella transizione verso un modello produttivo sostenibile e competitivo.