di Alessandra Schofield
L’algoritmo “decide”, ma non dobbiamo per forza concedergli tutto! È vero che l’algoritmo “decide”, comhttps://www.mac-assicurazioni.it/e-lalgoritmo-che-decide-ma-che-vuol-dire/e abbiamo visto qui, ma questo non significa dover necessariamente abdicare al nostro diritto di essere consapevoli e proattivi nella gestione delle informazioni personali. Ciò consentirà di mantenere – appunto – un maggiore controllo su come gli algoritmi interagiscono con noi, proteggendo al contempo la nostra riservatezza e riducendo il rischio di profilazione indesiderata.
Possiamo, per esempio, verificare ed eventualmente modificare le impostazioni di privacy durante la navigazione o l’utilizzo delle app. Le impostazioni di privacy sono sostanzialmente le regole che diamo ai nostri dispositivi e ai servizi online in merito a cosa possono e non possono fare con le informazioni che ci riguardano.
Piattaforme come Facebook, LinkedIn, Instagram e Twitter hanno sezioni dedicate dove si può decidere chi può vedere i nostri post, quali dati sono condivisi con gli inserzionisti, e se si desidera che la piattaforma tracci le nostre attività per mostrarci pubblicità mirata. Su Facebook, per esempio, nelle impostazioni di privacy si può decidere chi può vedere i nostri post (solo amici, amici degli amici, o pubblico) e/o disattivare la funzione che consente a Facebook di mostrare annunci basati sulle attività su altri siti web collegati al nostro account.
Su Instagram, si può impostare il profilo come privato, il che significa che solo le persone che approviamo possono vedere i nostri post e le nostre storie.
I browser internet hanno impostazioni di privacy che permettono di limitare i cookie (piccoli file che raccolgono dati sulle nostre abitudini di navigazione) e di bloccare tracciatori che raccolgono dati sulle pagine web che visitiamo. Inoltre in qualsiasi browser possiamo accedere alle impostazioni di privacy e sicurezza e selezionare “Cancella dati di navigazione” per rimuovere cookie e cache che potrebbero essere utilizzati per tracciare le nostre attività online. Si possono infine anche installare estensioni di browser, che bloccano i tracciatori e mantengono la navigazione più privata.
Quando installiamo un’app sullo smartphone, spesso ci viene chiesto il permesso di accedere a certe funzioni o dati, come la nostra posizione o i nostri contatti. È importante rivedere questi permessi e assicurarci che l’app abbia solo l’accesso necessario per funzionare. Ad esempio, un’app di messaggistica necessita dell’accesso ai nostri contatti, ma forse non alla nostra posizione.
Agendo su queste impostazioni, possiamo ridurre la quantità di informazioni personali che condividiamo online, limitando così la capacità degli algoritmi di profilarci in modo dettagliato.
Si tratta di un primo passo, ma ci sono altre cose che possiamo fare e che vedremo insieme.