di Alessandra Schofield
Aumentano gli Italiani scontenti delle prestazioni offerte dalla sanità pubblica, ritenuta peggiorata rispetto a cinque anni fa.
È il risultato di un’indagine condotta a fine 2022 da Nomisma e UniSalute.
La nettissima maggioranza degli intervistati (ben il 76%) ritiene che i tempi di attesa per esami e visite si siano allungati, e anche in maniera significativa (40%).
Il motivo principale che spinge i cittadini a rivolgersi al Servizio Sanitario Nazionale è quello economico, ma quasi il 60% ha riscontrato un aumento dei costi anche nel pubblico.
Solo il 56% si ritiene poi soddisfatto per le cure ricevute in ambito SSN.
Preoccupazione per il personale in servizio, che si percepisce in diminuzione (66%).
La medesima indagine ha rilevato invece che la sanità privata viene ritenuta ai medesimi livelli, o anche in lieve miglioramento. La riduzione dei tempi di attesa è la principale motivazione per chi decide di rivolgersi al privato, ed il 72% esprime soddisfazione per le cure ricevute.
Il quadro generale è oggettivamente preoccupante: secondo i più recenti dati ISTAT, nell’ultimo triennio si è registrato il record minimo di nascite. L’invecchiamento progressivo della popolazione significa meno persone in età da lavoro a fronte di un aumento dei grandi anziani, che hanno bisogno di determinati servizi, cure ed assistenza a lungo termine, in un sistema di welfare pubblico che non riesce a rinnovare le proprie risorse per fornire le prestazioni così come è stato finora.
Si tratta di un tema su cui ciascuno di noi deve fare una riflessione in prospettiva, in modo da individuare la strada migliore per garantire a se stessi e ai propri familiari la risposta alla possibili necessità in tema di salute, avendo la consapevolezza che la sanità pubblica – a prescindere dalla qualità degli operatori, che non è messa in discussione – è sempre meno in grado di far fronte alle richieste degli Italiani.
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