di Alessandra Schofield
Aumentano di anno in anno i cittadini che decidono di rivolgersi a strutture private per visite e/o indagini, pagando di tasca propria quando se ne presenta il bisogno. Spesso e volentieri, per farlo assottigliamo i nostri risparmi oppure rinunciamo ad acquisti necessari. L’urgenza del momento può lasciare poco spazio ad una scelta serena del professionista cui rivolgersi: rischiamo di sborsare più del dovuto. E trascuriamo la prevenzione, esponendoci a problemi di salute futuri.
L’adesione ad un piano sanitario assicurativo individuale, invece, ci consente una migliore pianificazione delle spese familiari, la personalizzazione delle coperture in base alle reali esigenze della persona, l’accesso a prestazioni di livello elevato e a quelle attività di prevenzione fondamentali per la tutela della salute nostra e dei nostri cari.
Tutti abbiamo sperimentato le difficoltà del SSN nel far fronte pienamente alle nostre necessità.
In teoria, secondo quanto stabilito dalla normativa nazionale, i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie ambulatoriali erogate tramite SSN sono ben definiti in base alla “classe di priorità” (dunque al livello di urgenza) determinato dal medico curante nella relativa prescrizione tramite una lettera alfabetica:
- Classe U (Urgente), prestazioni da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore
- Classe B (Breve), prestazioni da eseguire entro 10 giorni
- Classe D (Differibile), prestazioni da eseguire entro 30 giorni per le visite ed entro 60 giorni per gli accertamenti diagnostici
- Classe P (Programmata), prestazioni da eseguire entro 120 giorni
Anche le tempistiche di ricovero sono soggette a classi di priorità:
- Classe A: ricovero entro 30 giorni per i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti o, comunque da recare grave pregiudizio alla prognosi
- Classe B: ricovero entro 60 giorni per i casi clinici che presentano intenso dolore, o gravi disfunzioni, o grave disabilità, ma che non manifestano la tendenza ad aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti, né possono per l’attesa ricevere grave pregiudizio alla prognosi
- Classe C: ricovero entro 180 giorni per i casi clinici che presentano minimo dolore, disfunzione o disabilità, e non manifestano tendenza ad aggravarsi né possono per l’attesa ricevere grave pregiudizio alla prognosi
- Classe D: ricovero senza attesa massima definita per i casi clinici che non causano alcun dolore, disfunzione o disabilità. Questi casi devono comunque essere effettuati almeno entro 12 mesi
Ma i tempi – che già prima della pandemia si andavano progressivamente dilatando – si sono ulteriormente allungati durante e dopo il Covid-19: prima per la pressione esercitata su tutto il sistema sanitario per far fronte all’emergenza e poi per la riorganizzazione delle “normali” prestazioni ed il recupero di quanto lasciato in sospeso nel biennio 2019-2020. Durante il primo lockdown 2 interventi chirurgici su 3 e più di 1 esame su 3 sono stati rimandati, ed è stato eseguito solo 1 screening oncologico su 10. Questo mentre si assiste ad una progressiva diminuzione di personale sanitario pubblico a causa del progressivo innalzamento dell’età media degli operatori SSN: tra il 2022 e il 2027 andranno in pensione, ad esempio, 11.865 medici di medicina generale (dati Censis).
Insomma, il tema è pressante, ci riguarda da vicino e dobbiamo affrontarlo.
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