È bene, certo, che vi sia una giornata dedicata alla sensibilizzazione.
È bene senz’altro che tante voci, più o meno pubbliche, più o meno note, più o meno autorevoli, più o meno influent si uniscano all’appello e – tutte insieme – pronuncino quel NO.
Ma il primo NO, quello più importante, dobbiamo imparare noi a dirlo.
Anche se non sembra grave. Anche se alla nostra amica succede lo stesso. Anche se poi lui si scusa. Anche se giura di non farlo più. Anche se la rappacificazione è meravigliosa. Anche se ci supplica di non lasciarlo. Anche se ci sentiamo al centro del suo universo. Anche se lo amiamo. Anche se siamo sicure di poterlo guarire e cambiare.
- NO a qualsiasi tentativo di controllo (del telefono, del profilo social, del denaro, dei movimenti…).
- NO a qualsiasi forma di isolamento da amici, familiari, colleghi di lavoro, potenziali nuove conoscenze.
- NO alle manifestazioni di gelosia.
- NO a qualsiasi privazione o limitazione anche minima della libertà e dell’autonomia.
- NO a qualsiasi richiesta di modificare aspetto, abbigliamento, comportamenti, abitudini per corrispondere ai gusti o alle esigenze del partner.
- NO a qualsiasi tipo di umiliazione, schernimento o denigrazione, in pubblico o in privato che sia.
- NO agli atteggiamenti intimidatori e alle minacce
- NO a qualsiasi espressione di violenza verbale e psicologica
- NO a qualsiasi aggressione fisica, anche se lievissima
Se non impariamo a dire NO subito, alle prime avvisaglie, ci sarà sempre bisogno di una giornata contro la violenza sulle donne.
di Alessandra Schofield